Sal Da Vinci al Teatro Augusteo di Napoli. Il giro del mondo in quindici canzoni

04.04.2013 17:54

 

A pochi mesi dallo spettacolo: E’ così che giro il mondo intitolato al suo nuovo album, Sal Da Vinci torna all’Augusteo per un fuori programma, fortemente voluto dal pubblico rimasto fuori dalla performance precedente. Nel riproporre lo spettacolo, il Teatro Augusteo conferma ancora una volta la sua attenzione a tener sempre vivo il dialogo con il suo pubblico del quale interpreta i gusti e gli umori, assecondandoli con l’intelligenza e l’esperienza assunti dalla lunga gestione di uno dei teatri più importanti d’Italia: il ritorno dello spettacolo nella stessa stagione è stata la prova che scelte del genere, per quanto audaci, sono spesso vincenti in quanto il nostro giovane giramondo, che non ha da temere inconvenienti di fuso orario né da parte sua né da parte del pubblico, ha richiamato ogni sera nella bella sala dell’Augusteo una folla plaudente che ha occupato ogni ordine di posti. Ma veniamo a questo giro del mondo al quale è intitolato sia l’album che lo spettacolo, un giro che il mondo sembra fare a sua volta intorno ai personaggi che si avvicendano sul palcoscenico circondandoli di una vasta e variegata scenografia sulla quale sembra sintonizzarsi la coreografia dove ogni gesto ha il suo significato e il suo peso, nonché la sua allegoria. Abiti le cui balze si aprono a corolle, brevi gonnelline luccicanti di strass, seri tailleur bianchi e neri che i movimenti, scanditi come i battiti delle ore di un orologio o fluidi come mossi da chissà quali venti segreti sembrano comunicare al protagonista le loro vibrazioni, danno allo spettacolo un ritmo accuratamente scandito e calibrato sull’onda della vicenda, delle canzoni e dei suoni. Sal occupa sagacemente lo spazio scenico ed adopera magistralmente il proprio fascino sul pubblico senza mai prevaricarne o stimolarne con eccessi la spontanea partecipazione, riuscendo ad intrecciare tra platea e palcoscenico un divertente e vivacissimo dialogo. Leggere bolle d’aria, iridiscenti fiocchi di neve, un luminoso pulviscolo si sono avvicendati sul palcoscenico nelle scene più spiccatamente teatrali ad avvolgere gli attori in turbinanti danze di colori, mentre l’esecuzione delle canzoni, sulla scena ritornata miracolosamente sobria e spoglia, ha trovato nel protagonista e nei bravissimi musicisti del complesso cameristico gli esecutori ideali perché il canto divenisse veicolo di un’emozionante avventura. Sal Da Vinci è già, per sua scelta e per suo destino, il protagonista di un’avventura che l’ha fatto nascere a New York durante un tour del padre Mario, lo ha portato sul palcoscenico a sei anni quale interprete di sceneggiate e, ancora giovanissimo, dinanzi alla macchina da presa accanto a De Vico, Anatrella, Carlo Taranto e Gennarino Palumbo. Se il battesimo di giovanissimo attore lo avrà recitando per il Papa Giovanni Paolo II la Salve Regina in latino, la strada verso la piena maturità artistica la imboccherà con film accanto ad attori quali la Pitagora e R.Harrison, Verdone e Sordi. Nel 2000, la scelta da parte di Roberto De Simone nell’ Opera Buffa del Giovedì Santo sarà una delle tappe di un percorso che lo porterà sul palcoscenico dell’Augusteo, nel 2002, con C’era una volta Scugnizzi, di Caudio Mattone e Enrico Vaime per la regia di Gino Landi, premio ETI come migliore musical per l’anno 2003. Il debutto napoletano dello spettacolo all’Augusteo segna una data indimenticabile sia per il pubblico che per gli autori del musical che, nel narrare la tenera e tragica vicenda di Scugnizzi, si posero un fine sociale ed etico che aggiunse ai pregi artistici dell’opera il valore civile di una appassionata denuncia. L’aver scelto, per chiudere la prima parte dello spettacolo, un grappolo di quelle canzoni, ha avuto forse per Sal Da Vinci il significato di una dolorosa e ribelle consapevolezza che ben poco è cambiato da quando gli autori di Scugnizzi vollero fare la loro accorata protesta contro l’inconciliabile antinomia tra la parte degenere della popolazione e la società civile, impossibilitata a difendere i propri diritti. Indimenticabili anche le bellissime canzoni, la regina delle quali, ‘A città ‘e Pulecenella’ chiude lo spettacolo e rifà il verso al titolo chiedendo al mondo, al piccolo mondo della città amata, di far da scudo e da riparo con quanto ancora può vantare di valori e di ideali contro quanti continuamente attentano alla sua tradizione di civiltà, alla sua splendida e generosa bellezza. Forse è proprio nel nome di Scugnizzi che Sal canta le canzoni composte da lui e dai suoi partner, che dicono nel titolo il loro programma, canzoni come Fin dove c’è vita, Cose, Il tempo vola, Come il mare, Ieri come adesso e l’incantevole Senza un motivo, cantata in duetto da Sal con Ornella Vanoni, momento clou dello spettacolo nel quale il nostro artista ha dato prova della consapevolezza di aver come partner una star del mondo canoro internazionale, usando una signorile discrezione, senza per questo esimersi dal dispiegare la sua voce e il suo talento.

Lo spazio dedicato a Carosone è stato un altro dei momenti di grande coesione tra pubblico e interpreti e di forte impatto emotivo, in quanto evocatore di memorie per la fascia d’età meno giovane degli spettatori, che sembrano andarne disperatamente in cerca, siano esse apportatrici di gioie o, come più spesso capita, di rimpianti per la giovinezza lontana.

Anna Maria Siena Chianese

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