L'intervista im... possibile con Pasquale Penta senior

19.10.2013 18:55

 

Il fascino dello scienziato e l’appassionato stile del suo lavoro ci hanno dato la necessaria carica di coraggio per tentare con lui un incontro inusitato, una intervista di solito definita impossibile.

Dopo lunghe trattative sul luogo e l’ora di un inconsueto appuntamento, eccoci finalmente di fronte un signore in redingotte scura, cravatta a fiocco, nell’ombra la parte inferiore del volto sotto la linea quasi orizzontale dei baffi, in piena luce  lo sguardo intenso sotto l’alta fronte di genio.

Ci punge il desiderio di sapere in quale categoria di pazzi il professore ci stia collocando mentre ci scruta con  occhi vivaci di quella curiosità che l’ha spinto ad indagare tutta la vita sul mistero della mente umana.

 Non parlerei di curiosità. Quel che mi ha spinto a studiare medicina, e poi psichiatria, sono stati la pietà e l’amore per i miei simili.

Ci scusi. Avevamo dimenticato che lei, nella sua dimensione attuale, può leggere nel pensiero dei suoi interlocutori…

Questo avveniva anche nella mia precedente  dimensione, se vogliamo chiamarla così.

Ci scusi ancora. Sappiamo infatti che lei è sempre riuscito a identificare la malattia attraverso le sembianze del malato, e i suoi studi sulla forma del cranio sono innovativi del secolo…

 …ma la ricerca antropometrica, che attraverso  i tratti del volto giunge ai moti dell’animo, si basa su precedenti antichissimi. Lombroso vide addirittura genio e follia come frutto l’uno dell’altra: l’atrofia di una parte del cervello compensata dal maggiore sviluppo dell’altra.

In Pazzia e società lei collega fattori sociali e salute mentale. Quali  sono i più incisivi?

Alimentazione insufficiente e malsana, aria e acqua inquinate, lavori eccessivi e malattie nell’età infantile provocate da disagi ambientali sono tra i motivi devianti dello sviluppo del fanciullo e delle conseguenti generazioni malaticce e antropologicamente anormali.

Delitti per tutte le stagioni

Il rapporto tra criminalità e ambiente è applicabile anche alla geografia dei popoli?

Sì, e l’andamento dei reati segue il clima e la stagione, le fasi lunari, i venti e gli astri d’estate aumentano quelli sessuali, d’inverno quelli contro la proprietà: è la legge darwiniana di correlazione naturale, per cui ‘la vita impallidisce in autunno e tace in inverno, si risveglia in primavera e raggiunge il suo fastigio nell’estate.’ Così nell’uomo aumentano gli attriti, le ansie, i desideri.

Il suo pensiero si accordava di solito con quello dei suoi colleghi, tra i quali Lombroso, Bernard, Quitelet?

Io ho preferito studiare il problema della delinquenza non attraverso il prisma delle altrui opinioni, sebbene avvalendomi di osservazioni dirette e personali.

Come ha tracciato le sue casistiche?

 Esaminando i condannati a vita dei Bagni Penali d’Italia. Due stagioni segnano la massima frequenza di reati da me presi in esame, l’estate e la primavera, cui seguono in ordine decrescente l’autunno e l’inverno.

E sui rapporti sessuali non violenti?

Maggio e giungo segnano la punta più alta dei concepimenti, anche per gli animali. Va tenuto presente che sono di maggio le liriche di Byron,  le opere di De Musset, di Carducci, di Belli. Le feste a Roma e in Grecia cadevano in primavera e in estate, le Olimpiche, le Pizie, le istmiche, quelle di Apollo...

Nascite e poesie, feste e riti tutti sotto il comando delle stelle: si è trovata una spiegazione razionale a tutto ciò?

In questi mesi l’attività umana è più intensa, la lunghezza dei giorni porta stanchezza  e irritabilità; crescono i bisogni e i desideri, i dolori e le ansie, ed insieme,  in determinate condizioni storiche, la coscienza dei propri diritti: in Francia, come in Italia o in Sassonia, aumentano le rivolte politiche, la pazzia, i suicidi.

E la notte?     

Incide sugli stati depressivi, gli ostacoli sembrano insormontabili e la resistenza al suicidio si indebolisce.

Psichiatria e magistratura: una coppia imperfetta

Lei è stato decisamente un antesignano nel sostenere che non è giusto applicare la legge senza prima indagare la psiche del reo: i giudici prendevano in considerazione gli studi degli scienziati?

Erano addirittura ostili verso gli alienisti che avrebbero potuto aiutarli ad aiutare il reo, evitando moltissime pene di morte,come sostengono anche il Mittermayer e il Ferrus.

L’inganno per la vita: uomini e dei, fiori ed eroi

In un’epoca nella quale la psichiatria si arrendeva alla impossibilità di un dialogo tra alienista e paziente, lei studia, e pubblica nella Simulazione della pazzia, l’aspetto etno-antropologico della malattia.

Il delinquente non simula per intelligenza, ma per furbizia e astuzia. La simulazione e la dissimulazione sono forme di inganno e si ravvicinano alla menzogna, alla frode, come nel mimetismo di alcuni animali, dal camaleonte a molte specie di pesci, alle piante insettivore dagli smaglianti colori e alle tele degli aracnidi, più simili agli inganni dell’uomo.

Anche i bambini simulano?

L’ingenuità e la franchezza del bambino sono leggende  da molto tempo distrutte dagli studi di scienziati come  Schinz (La moralitè de l’enfant), Bourdin (Les enfants menteurs) e Lombroso, del quale condivido la tesi che, senza l’educazione, il bambino è per sua natura e per legge di selezione naturalmente portato alla menzogna, all’inganno, all’egoismo, alla simulazione.

L’uomo, il bambino, gli animali: manca la donna.

Le risponderò con i versi dell’Aminta: Or non sai tu com’è fatta la donna?/ Fugge e fuggendo vuol che altri la giunga,/ niega e negando vuol che altri si toglia;/ pugna e pugnando vuol ch’altri la vinca. A sua giustificazione, va detto che tali atteggiamenti sono altrettante difese della propria condizione di debolezza rispetto a quella dell’uomo. O forse un mezzo per rendere più dolce l’inganno dell’amore.

In Pazzia e società lei parla dei miti e degli eroi. Anch’essi erano dei simulatori?

Gli dei  assumevano forme diverse per volgere a proprio piacere i destini dei mortali: Giove rapisce Ganimede  in forma d’aquila e Galatea sotto le sembianze di toro; Achille si traveste da donna per sottrarsi al fato iniquo che  lo spinge a Troia, Ulisse si finge pazzo per lo stesso motivo; Roma  visse i suoi primi tempi di inganni, di furti e di rapine, per non parlare della letteratura e del teatro dell’antichità, dove nelle commedie un divino inganno opera contro i generosi e nella tragedia regna il fato inesorabile e cieco…e gli esempi dell’uso di questi mezzi di lotta per la vita potrebbero continuare all’infinito.

Le eterne illusioni

E oggi?

La  fraternizzazione dei popoli tra loro, la scomparsa delle caste sociali, la rottura delle barriere commerciali e politiche potrebbero portare al  comune ideale del lavoro proficuo e della pace all’onesta cooperazione nell’interesse individuale e sociale. Questa è un’ epoca strana di transizione, transizione politica, morale e sociale nella quale anche l’assetto economico e sociale va trasformandosi. La vera evoluzione della civiltà alla quale siamo chiamati è  bandire la guerra che merita la sanzione penale delle nazioni unite dell’Europa e del mondo.

Profezia e speranza

Lei ha scritto queste parole decenni fa e sa di esser stato, purtroppo, cattivo profeta. Lo sa?

Lasci che le parli secondo le nostre previsioni di allora,  prospettive dei nostri studi, del nostro lavoro, delle nostre speranze.

Delle vostre illusioni, che vi davano il coraggio di continuare in vista della giustizia e della verità…Così sia,anche se non lo è stato. Nelle sue moltissime pubblicazioni, dove le forme di pazzia sono analizzate con la cura di un entomologo, lei parla della prevenzione della  malattia da parte della stessa società che ne è una delle cause.

La funzione della scuola è una delle più importanti dello Stato moderno perché, dall’igiene alla morale, essa è preposta alla corretta evoluzione dell’individuo.

Da buon illuminista, come da tutta la sua produzione di studioso si evince, lei parla dell’educazione quale precipuo compito dello Stato, secondo un principio filosofico poi assunto dalle costituzioni delle rivoluzioni settecentesche.

 Senza dubbio.

Lo sa che oggi l’educazione è considerata, nel più benevolo dei casi, fuori moda?

In che senso?

Che è stata messa in un canto in nome del progresso, dell’omologazione populistica, o sacrificata in nome di qualcosa che non saprei spiegarle.

Ci provi.

Lei ricorda che gli spartani gettavano i figli degenerati dalle rupi? Oggi si preferiscono generazioni ignoranti, nelle quali la degenerazione è indotta strumentalmente dalla politica.

Ai miei tempi il dettato statale era quello  di conservare in vita i deboli, in nome di quel sentimento di pietà che, offeso, darebbe ragione al diritto di punire, per cui sentiamo dolore del dolore altrui e in omaggio del quale non è più ammissibile neanche la pena di morte.

Neanche oggi è ammessa. In questi ultimi tempi la gente provvede da sola, anzi sono allo studio continui progetti per perfezionare il sistema.

E nessuno interviene.

Medici del suo stampo ce ne sono pochi, e quei pochi vanno oltremare e oltreoceano  per curare i poveri di terzi e quarti mondi…

Cose da pazzi...

Se vi venisse coinvolto, deporrebbe le armi anche lei. Sa come l’hanno definito dopo la sua partenza da questi lidi?

Mi hanno definito?

Non lo sa? Non avete il privilegio di sapere tutto quel che accade sotto, sopra, insomma qui, nella valle sempre più piena di lacrime?

Non mi soffermo certo sui commenti su di me. Ho ben altro da fare, tra colleghi e avversari siamo sempre a cercare di far luce sul misterioso motore dell’uomo: la sua mente. Sentiamo questa definizione.

Dunque: Colui che elargiva ai miseri raccolti nei manicomi un tesoro di bontà senza orpello e senza vanagloria, un francescano (Raffaele Perrone Capano). E Leonardo Bianchi: La sua perdita è profondamente rimpianta da quanti sono cultori sinceri della scienza e da tutti quelli che ebbero la fortuna di conoscerlo da vicino.

Ringrazio tutti, sia pure in ritardo.

Penso che per lei il tempo abbia oggi un andamento dove i ritardi non contano…

E che apprezzo moltissimo. Prima fuggiva via  con una rapidità che mi ha impedito di proseguire nei miei programmi di studio e nella stesura dei miei testi

…che oggi suo nipote, Antonio Penta, sta cercando di ripubblicare e di diffondere con l’entusiasmo e la fiducia di un innamorato. Ringraziamo anche lui?

No, non ce n’è bisogno. Lui sa che è sempre vicino al mio cuore.

Parlando di famiglia, spieghiamo la natura di questo senior che è aggiunto al suo nome?

Per distinguermi da mio figlio Pasquale, nato dopo la mia morte e divenuto anch’egli un famoso psichiatra…

Lei certamente sa che Pasquale Penta junior non volle che il figlio, ossia suo nipote Antonio, immerso oggi tra gli studi del nonno, continuasse la dinastia medica…

Forse per evitargli le sofferenze di una professione che contagia al  dolore, e che non consente tempi di tregua o di fuga dalla ricerca di alleviarlo, almeno un poco, almeno in parte.

Sessualità e malattia

Negli anni Novanta lei si dedica alle psicopatie sessuali e riceve dagli scienziati tedeschi il riconoscimento di uno dei migliori conoscitori e divulgatori della scienza sessuale. Era in buona compagnia?

La materia era ormai oggetto di studi sempre più intensi, da quelli sull’amore dei pazzi di Lombroso a quelli di Mantegazza, che Papini definì il senatore erotico, e poi di Freud, sul sesso come base della vita.  A Lombroso  si deve il nesso tra genio e regressione degli istinti e a sua conferma si può vedere come i geni siano sessualmente precoci: Byron si innamorò a otto anni, Canova a cinque, Dante a nove…

In un lavoro sulla influenza delle funzioni sessuali sul sistema nervoso, lei esaminò un saggio di Freud sulla nevrosi d’angoscia in soggetti in eccessiva astinenza sessuale  e con esperienze frustranti.

La relazione freudiana tra sessualità e angoscia si basa sulla libido, pulsione sessuale che da origine corporea si trasforma in stimolo psichico. Nella nevrosi d’angoscia questa trasformazione non avviene e la tensione corporea, non trovando sfogo, si trasforma in angoscia, poiché resta nella sfera fisica.

Molto ci sarebbe ancora da chiedere a Pasquale Penta senior ma il tempo dedicato al nostro incontro è terminato.

Il pensiero e la lezione di Penta sono tuttora attuali, specialmente se confrontati con quanto fa da guida ai nostri tempi sempre più compromessi da ambiguità falsamente intellettuali, ipocritamente populistiche, abusivamente politiche che, tutte insieme, hanno dato vita ad un sistema dove la disuguaglianza - di stato, di trattamento, di vita, di sistemi di relazione con i propri cosiddetti simili - trionfa in tutta la sua dolorosa inguaribilità. Manca oggi quasi ovunque quella capacità di immedesimazione e di compenetrazione che ispirò a suo tempo il pensiero di medici illuminati che riuscirono a portar fuori dalle sbarre della diversità, o almeno dalle sue conseguenze più inumane, quanti la malattia mentale aveva reso diversi, alieni, e non per trasferirli da manicomi ufficiali a pseudomanicomi forse peggiori, ma alla società nella quale avevano il diritto di vivere. Forse, se il tempo fosse stato con lui meno avaro, gli studi e la tenacia di apostolo di Pasquale Penta avrebbero potuto raggiungere il loro toccante obiettivo: la cura del malato nel suo essere un uomo che qualcosa ha, senza sua colpa, privato di quel quid imponderabile che è la capacità di vivere in consapevolezza la propria vita.

Negli anni, la consultazione dei lavori di Penta continua, specialmente da parte di laureandi nella materia psichiatrica, e la stampa nazionale ed estera torna sulla vita e  sulle opere dello scienziato in occasione delle ricorrenze della sua nascita e della sua morte. Penta è citato tra i figli illustri di Fontanarosa insieme al medico santo Giuseppe Moscati e all’ematologo Antonio Di Guglielmo, ma appartiene di diritto alla storia scientifica europea della quale ha fatto parte attiva ed integrante negli anni della sua breve, intensa vita.

Oggi si aspetta ancora che la sua opera venga catalogata e messa a disposizione di ricercatori e studiosi. Una parziale ristampa delle sue opere la sta effettuando con amoroso impegno il nipote, l’ingegnere Antonio Penta, figlio di quel Pasquale junior che non nacque in tempo per conoscere suo padre, pur seguendone la via negli studi e nel lavoro. Come il nonno, che intervallava la sua intensa vita di lavoro e di studio con brevi soggiorni alla sua terra di nascita per rinnovarvi le  energie, il nipote pone a punto di riferimento della sua vita e dei suoi affetti l’agreste Fontanarosa dove tuttora strade e palazzi portano il nome della sua antica famiglia e che continua a legare a sé, con la costante seduzione dell’infanzia lontana e l’ immutata dolcezza delle sue fioriture primaverili, il ragazzo di allora, al quale il padre volle evitare gli  studi sul dolore dell’uomo e che oggi si inoltra con appassionata partecipazione nella grande eredità del nonno per diffondere la grande lezione di civiltà e di etica della quale il nostro mondo ha, oggi, sempre più bisogno, sempre maggiore sete.

Anna Maria Siena Chianese

 

 

 

 

 

 

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