Le poesie napoletane di Gennaro Di Roberto

22.11.2014 11:28

 La poesia di Gennaro Di Roberto, dal titolo: Donn’Amalia D’A  Bonta’, è senza dubbio una poesia vivace, sobria, che riesce a immortalare in vernacolo il grande cuore della città di Napoli, con la sua gente, i suoi modi, le sue caratteristiche. Invero, riesce a ritrarre, in maniera così naturale e spettacolare,  il particolare modo di parlare, o di saper ascoltare della sua gente, trasferendo, altresì, belle immagini realistiche nella lingua espressiva, il dialetto locale. Ebbene, in questo straordinario libro, di poesie,  in Donn’Amalia Da’ Bontà, il poeta esalta le generose fattezze di una bella donna napoletana e dice: Overamente è bbona donn’Amalia,/na femmina cchiù bbona nun ce sta../Chi vo’ guderse quacche beneficio/ ’a porta ‘e donn’Amalia ha dda bussà’ (…) - pag 60.

Difatti, in questa raccolta raffinata, ricca di tante belle poesie armoniose, l’autore decanta, con notevole disinvoltura e proprietà linguistica, la quotidianità  di un modo di vivere della gente di un territorio, distinto in quartieri o vicoli stretti, dei famosi borghi partenopei, tanto cari a taluni noti registi, nei loro film.  In concreto, i suoi esuberanti versi, di Gennaro, ritraggono a meraviglia, con forti o lievi sfumature,  la vita abitudinaria, così  movimentata dalla consueta sveltezza, davvero  tipica, di talune donne, con caratteri ora dolci, ora aspri e duri. Sicuramente, donne conosciute nei quartieri o contrade di un’epoca, della  Napoli un po’ antica, già andata (…).

 In sintesi, grazie alla sua temperanza versatile, alquanto complessa, così loquace e garbata,  la particolare dialettica di  Gennaro Di Roberto, dai toni così classici, vada oltre certi moduli espressivi, così tipici di taluni noti poeti. Egli, senza dubbio, ricalca con maestria quella scìa culturale tradizionale, così verace e profonda, ma, anche, matrice assai originale,  di un popolo troppo orgoglioso della propria terra e delle proprie usanze. Il poeta, dunque, dà costante risalto  a tutte quelle tradizioni napoletane, con le sue vere antiche radici, e, con generoso spirito intraprendente, svela e rivela, in versi, anche i suoi pregi e difetti di un popolo davvero straordinario. (…).

In sostanza, Gennaro, coi suoi versi, si è saputo imporre all’attenzione di numerosi critici autorevoli, nonché al pubblico napoletano per la speciale diversità delle  sue novità editoriali, di pregevole produzione, oltre la presente raccolta poetica. Ebbene, hanno ampiamente parlato di lui: Renato De Falco, Lello Lupoli, Ada Sibilio Murolo, Pietro Gargano, Luciano Somma, Giovanni De caro, ed altri critici ancora.(…). Peraltro, egli, con fine arguzia,  in perfetta armonia di lingua, in vernacolo, è riuscito così a incanalare  nei  suoi manierati  versi,  tanta  bontà con grande  generosità poetica, e dal suo  nobile  animo sono sgorgati limpidi sentimenti così genuini ricchi di forti palpiti d’amore, come  in questa  straordinaria poesia: A chi voglio bene:  “ ... Nu capricciello ‘e vvote  ce  allontana;/ma da luntano  nun putimmo sta”./ Pirciò  nun passa na jurnata sana/ pe’ ce cercà’, p’astregnerce e vasà’. (…) pag. 89. (…).

Tuttavia, occorre precisare che la tematica poetica in vernacolo, dell’artista Gennaro Di Roberto, ruota, come  una sorte di formazione essenziale, attorno all’amore. Nella poesia: A te, così si esprime: “Chesta faccella d’angelo,/ ’stu sguardo ‘e santità,/ m’ha miso dint’ ‘e spaseme/pe’ farme ‘e cchiu dannà.” (…). pag. 79. Egli, in effetti,  sublima l’amore in tutti i suoi vari aspetti: di attesa, di sofferenza, finanche a dispetto, quando ricalca temi di armoniosi forti sentimenti, descrivendo anche pene indicibili, ma senza mai disperare. (…)

Eppure, egli,  riesce a difendere fino in fondo la sua naturale debolezza che lo inchioda dinanzi ad un amore assai complicato, ma tormentato, quasi impossibile, rendendo il verso magnifico nella sua nota finale,  quasi a sorpresa, proprio come un gesto di energico riscatto individuale, così descrittivo nella poesia: Troppo Tarde: “… E mmo si turnata .. vuo’ fa’ pace? Vuo’ ca ritorno n’ata vota a tte?  ‘troppo tarde, te puo’ fa’ capace./t’aggio scurdata, niente sì’ pe’ mme”. (…) pag. 75.  Non meno importanti risultano altre belle poesie come: Dimmèllo, Pentimento, Dico a ’stu core, A Maria, A chi voglio bene, Tempesta ‘e sole, Ll’urdema ora, Mezzanotte!... è Natale, Rusì, Ddoie rose!,’O padrone d’ ‘e rrose, A te!,‘E ccarte.

In conclusione, in questa deliziosa raccolta, c’è una poesia che mi ha emozionata, tantissimo. E’ una gran bella poesia dedicata al figlio Roberto, (...) una sorta di eredità poetica tra padre e figlio, intitolata: A Roberto. Difatti, Gennaro Di Roberto, nei suoi amorevoli versi dice al figlio: “Robbè te piace e scrivere? E chi t’ho po’ vietà’…/Che fai struppie ‘a lirica? E che te po’ ‘mpurtà”. (…) – ( pag. 100). Roberto vuoi fare il Poeta sembra chiedergli in versi, e chi te lo può vietare, sembra rispondergli, dopo,  con sincero orgoglio di padre, forse un po’ troppo  preoccupato! Credo, davvero, che non ci sia altro da aggiungere.  

 

Anna Scarpetta

 

 

Donn’Amalia D’A  Bonta’

Poesie napoletane di Gennaro Di Roberto

Casa Editrice  Licenziato Napoli

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