Calabria, no alla centrale del Mercure Legambiente contraria alla riattivazione dell’Officina elettrica.

27.11.2012 11:53

 

A Catanzaro durante la nostra audizione alla Conferenza dei Servizi per la riattivazione della centrale del Mercure, abbiamo ribadito la contrarietà di Legambiente al  progetto di ENEL che non tiene conto che la centrale è in un Parco nazionale, è sovradimensionata e che per la sua alimentazione a biomassa vergine occorre deforestare l’intero Appennino meridionale”. Questo il commento di Franco Falcone, Presidente di Legambiente Calabria, dello scorso 11 ottobre a Catanzaro, all’uscita dalla Conferenza dei servizi alla quale aveva consegnato un dossier dell’Associazione a sostegno delle tesi contrarie all’attivazione della mega-centrale a biomasse nel Parco Nazionale del Pollino. Anche se le biomasse, secondo l’Associazione ambientalista, possono svolgere un ruolo importante nel contribuire al fabbisogno energetico nazionale, ciò non toglie che occorre prestare attenzione alle risorse presenti nei territori e alla sostenibilità dei procedimenti. “Occorre un dimensionamento degli impianti – ha proseguito Falcone - che tenga conto di questi parametri fondamentali altrimenti si rischia, come nel caso dei grandi impianti a biomasse di Strongoli e Crotone, di creare impianti che non sono ne ambientalmente sostenibili ne socialmente condivisi. Perciò un corretto dimensionamento non dovrebbe prevedere un approvvigionamento di materie prime oltre i 70 Km circa, una distanza entro la quale è possibile lavorare a una efficiente filiera territoriale e con gli impianti che meglio rispondono ai criteri di qualità, anche se non in termini assoluti, sono quelli con dimensioni fino a 1 MW.” Secondo Legambiente la centrale del Mercure porta solo danni e nessun vantaggio, nemmeno quello della riconversione di una centrale a olio combustibile di 75 MW, con una a biomassa vergine di 35 MW. Questo perché il cambio contraddice i criteri di sostenibilità ambientale: per funzionare ha bisogno di grandi quantità di biomassa, 340-500mila  tonn/anno e previsioni di crescita fino a 820mila, proveniente da una distanza di 120 KM che è superiore ai criteri di sostenibilità. “Dentro questa distanza di 120 Km – ha aggiunto Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente - oltre al Parco del Pollino sono interessati altri 8 parchi nazionali e regionali, decine di siti sottoposti a Direttive Comunitarie, in cui ci si sta indirizzando verso la gestione naturalistica del bosco e la valorizzazione dei servizi ecosistemici per ridurre la perdita di biodiversità anche in ottemperanza con quanto prevede la Strategia europea per la biodiversità, e le scelte fatte dal nostro Paese nel sostenere l’impegno della CBD dell’Onu. Le foreste che insistono in queste aree protette, sono un laboratorio dove si sta sperimentando una gestione forestale sostenibile, che punta su percorsi di certificazione delle attività forestali e della filiera bosco-legno, ma non sono un serbatoio di biomassa vergine da bruciare per alimentare la centrale del Mercure”. E’ da dire che le previsioni stimate dall’ENEL di prelievo di biomassa vergine dai boschi calabresi per alimentare l’officina elettrica del Mercure, sono in contrasto con le Prescrizioni di Massima di Polizia Forestale (PMPF) che non consentono l’asportazione di tali quantità di materiale. “Si tratta di previsioni – ha proseguito Nicoletti - che abbiamo facilmente contestato anche perché le ipotetiche aree di approvvigionamento di biomassa per la centrale del Mercure  contenute entro i 120 km, si sovrappongono pericolosamente con quelle di approvvigionamento delle altre centrali a biomasse presenti in Calabria (Cutro e Strongoli) che utilizzano distanze di 70 km per poter ricevere gli incentivi di legge. Dalle cartine allegate al dossier che abbiamo consegnato risulta, ad esempio, che nell’area della Sila cosentina e della pre-Sila catanzarese si concentrerebbe il massimo sforzo di taglio: cosa irrealizzabile vista la coincidenza con il territorio del Parco Nazionale della Sila che proprio qualche giorno fa ha ricevuto la nomination italiana per essere inserito nella rete delle Riserve Mondiali della Biosfera dell’UNESCO.” Dall’esame della documentazione presentata dall’ENEL per la riattivazione della centrale del Mercure, i responsabili di Legambiente hanno riscontrato carenze nelle valutazioni delle questioni ambientali e delle relative implicazioni sul territorio. Per cui “Una sottovalutazione delle questioni ambientali – ha concluso Falcone -  che ci 

preoccupa perché  l’ENEL rappresenta un big player dell’energia a livello mondiale ed in tutti questi anni ha trattato le questioni derivanti dalla riattivazione della centrale del Mercure con estrema superficialità senza proporre nulla di accettabile, in termini di riduzione della potenza e di conseguente utilizzo di biomassa per giungere a una soluzione, se non condivisa, almeno accettabile.  E non ha compiuto nessuno sforzo concreto per giungere alla riduzione del raggio di approvvigionamento della biomassa almeno entro 70 Km, e di conseguenza con l’assumere l’impegno di un utilizzo della centrale in rapporto alla biomassa disponibile limitandone l’esercizio all’effettiva capacità di reperire biomassa entro questo perimetro. Per tutte queste ragioni abbiamo confermato la nostra contrarietà al progetto presentato da ENEL per la centrale del Mercure.”

 

Donato Vece

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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