Al Teatro Bellini di Napoli Familie Floz. Infinita: l’ineffabile racconto della vita

04.04.2013 18:08

 

Senza parole, senza voce, senza suono, solo la molteplicità espressiva dei volti e l’interscambiabilità di tempi che si rincorrono e si interrompono saltando decenni e che narrano, senza fraintendimenti di percezione, una storia: è una storia infinita quella che il gruppo teatrale Familie Floz dispiega dal palcoscenico del Teatro Bellini dinanzi agli spettatori coinvolti nel gioco muto di scena. Attraverso gesti, cenni, movimenti esasperati o sornioni, cipigli, ghigni e sorrisi gli attori narrano due tappe fondamentali della vita dell’uomo, il suo maldestro agitarsi nell’età dell’infanzia innocentemente torbida, o torbidamente innocente, e il suo epilogo, l’età tarda che ci piace definire senectus, in rispetto ai seniores che ne fanno parte. Tra le due estremità della vita, il lungo, non lineare arco degli anni delle conquiste e delle perdite, del dolore e della felicità, delle vittorie e dei fallimenti, delle conquiste di status e d’amore: gli anni vissuti in piena consapevolezza sono saltati a pie’ pari dagli attori che, in apparente moltitudine e in effettiva interscambiabilità, mutano goffi e teneri abiti dell’infanzia per quelli informi della postmaturità insieme ai gesti trasformandosi, nel reiterato percorrere del palcoscenico, in viaggiatori nel tempo e in altri da sé, ma non meno problematicamente impegnati a dimostrare che in quei tempi apparentemente brevi infinite esperienze ne hanno modificato abiti e cuore. Dal passaggio dalla cadenza cullante della prima fase della vita alla talvolta esasperata dinamicità del suo approdo, sulle maschere-volti degli interpreti le esperienze hanno tracciato le linee leggere dei sorrisi e i solchi e gli anfratti dove solitamente dolore e amarezza pudicamente s’annidano, ma torniamo all’apparente affollamento del palcoscenico sul quale si moltiplicano i quattro protagonisti: Michael Vogel, Bjorn Leese, Benjamin Reber e Hajo Schuler che, insieme a Markus Michalowski, fondò nel 1994 il gruppo teatrale di Familie Floz. Nei loro girotondi nel tempo circolare della narrazione, di personaggi potremmo contarne forse una decina: è questo uno dei piccoli segreti dello spettacolo così come quello del repertorio espressivo degli interpreti: l’ampia gamma dei sorrisi e dei crucci, della dolcezza, della rabbia, del rancore trapela altrettanto misteriosamente dalle maschere mute, apparentemente statiche, senza vita… Ma non finiscono qui le apparenti incongruenze di questo straordinario spettacolo: gli attori attraversano le due diverse età della vita indossando le relative fasi di sviluppo del corpo: le figure, piccole e goffe all’inizio, assumono le dimensioni di adulti che, tuttavia, l’età non libera dall’impacciato ballonzolare dell’infanzia, trasformandolo in un barcollante vagare per incerte ricerche di memorie e di gesti: enigmi che pongono allo spettatore ovvii interrogativi, tutti rigorosamente senza risposta, a meno che non ci si voglia illudere di stare assistendo ad una delle tante intriganti metamorfosi care al mito specialmente nel finale, quando quattro snelli e prestanti giovani signori, nei quali sarebbe impossibile riscontrare una sia pur lontana rassomiglianza con gli impupazzati bambini e i grevi adulti dello spettacolo, si presentano in eleganti completi bianchi per gli applausi. L’Infinita di Familie Floz ben si incastona nel ricco e vario programma del Teatro Bellini che, per la sagace scelta artistica e per l’attenta cura dell’immagine, che va dalla tenuta degli ambienti e degli arredi alla raffinata accoglienza delle brave Maria Rosaria Russo della Direzione e Katia Prota della Stampa, conserva negli anni la sua posizione di prestigio tra i diversi teatri della città, evitando quella commistione di generi e di livelli e quelle cadute di stile nella reception che rischiano di disaffezionare lo spettatore.

 

 

Anna Maria Siena Chianese

 

 

 

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